L’uomo, l’animale e la contraddizione

L’essere umano esce a far la spesa con il suo cane al guinzaglio e incontra un altro essere umano con il suo minicagnolino nella borsa. Si salutano molto cordialmente e poi iniziano a disquisire sulla crudeltà degli uomini nei confronti degli animali. Toccano l’apice della loro sensibilità nel dichiarare che gli animali valgono più degli uomini, che in realtà sono il cancro del mondo. Fanno un po’ di moine l’uno al cane dell’altro, si salutano e vanno ognuno per la sua strada.

Dopodiché si recano rispettivamente in pescheria e in macelleria a fare acquisti senza pensare minimamente a come sono stati trattati ed allevati gli animali di cui si nutriranno.

 

Svegliati con il sorriso!

Suona la sveglia. Snooze. Vorresti concederti ancora quei 5 minuti di sonno, ma non riesci, il cervello è già lanciato sulla lista delle COSE DA FARE.

Oppure la tua giornata inizia all’alba, perchè vuoi prenderti quella mezzora di tempo prima che tutto il mondo si svegli. Perchè anche tu hai tante COSE DA FARE.

Qualunque sia lo stile del risveglio, penso che aprire gli occhi con un sorriso sia il miglior modo di iniziare la giornata e recentemente ho scoperto un sistema che potrei definire infallibile! 🙂

E’ successo per caso, ma mi ha lasciato con una sensazione così piacevole per tutto il giorno che ho voluto sperimentarlo in altre mattine ed ha sempre funzionato!

Mia sorella con la sua famiglia e mia mamma non vivono vicino a me e, anche se ci vediamo abbastanza spesso, non accade così frequentemente come vorrei.

Una mattina mi sono svegliata sentendo un po’ di nostalgia (se nasci mammona non c’è niente da fare…), allora ho pensato a mia mamma nella sua casa.

Posso descrivervi per filo e per segno come si svolgono le sue mattine, all’insegna della massima lentezza, perchè lei ha 90 anni e misura, o almeno ci prova, ogni gesto ed ogni passo che fa.

Per prima cosa apre le finestre e mette su il caffè, qualche volta se lo dimentica, sente puzza e perciò lo rifa. Poi accende la televisione e legge le notizie sul televideo (ma c’è ancora qualcuno che lo fa oltre a lei??), commentando ed insultando politici e gente dello spettacolo tra sè e sè. Poi si lava, si veste ed inizia a rifare il letto, operazione che le richiede tempo e fiato.

L’ultima volta che sono andata a trovarla, mi ha detto ridendo che lei non si annoia mai alla mattina, perchè, alzandosi verso le 8.00, ora che ha fatto tutte queste operazioni sono le 11.00 passate. E comunque, parole sue, visto che si sta avvicinando alla terza età, si rende conto che deve fare le cose con calma.

Ecco, quella famosa mattina, invece di crogiolarmi nella mia voglia di vederla, le ho mandato un saluto e ho immaginato che le arrivasse davvero, ho immaginato il suo viso felice come quando arrivo da lei. E questo mi ha fatto sorridere davvero.

Da lì in poi ho provato ad immaginare la mattina di altre persone a cui voglio bene e che non vivono con me, come mia sorella per esempio.

Da qualche tempo nella sua famiglia è entrata una gattina arancione, una specie di peluche vivente per la quale mia sorella è la mamma a tutti gli effetti.

Allora io immagino mia sorella che si sveglia prima di tutti e scende in cucina con la sua micetta che probabilmente le racconta tra una coccola e l’altra tutte le sue avventure notturne.

Mia sorella, tra l’arruffato e lo scontroso mattutino (anche se con la gattina non le riesce molto bene, perchè va in brodo di giuggiole), prepara la colazione per sè e per lei e poi si siede pacifica, nel silenzio della sua casa ancora addormentata, a leggere il giornale.

È un momento tutto suo, prima dell’inevitabile terremoto del risveglio, dato che ha 3 figli, tutti in età scolare.

Allora io le mando un saluto con il pensiero ed immagino che lei alzi il viso e mi sorrida. E questo mi fa sorridere.

Le giornate possono essere noiose, belle, storte, impegnate, ma iniziarle con il piede, anzi, con il sorriso giusto le renderà sicuramente migliori.

Provate!

IN OMAGGIO A MIO PADRE E ALLA MIA GIACCA CON LE FRANGE

Oggi sistemavo l’armadio e ho preso in mano la mia giacca marrone con le frange. Un mare di ricordi mi ha travolto.

Questa giacca è più di un capo di abbigliamento, è la somma di ciò che era mio padre.

Ho il ricordo del giorno in cui me l’ha regalata come se fosse oggi.

Una volta avevo accennato a quanto mi piacessero le giacche di quel tipo.

Avevo 16 anni, mia madre aveva alzato il sopracciglio, mio padre mi aveva chiesto se volevo fare la hippy.

Poi un giorno, tornata a casa da scuola, entrai in camera mia e la vidi: era lì, appesa al pomello dell’armadio, in tutto il suo splendore scamosciato.

Ormai il mondo non aveva più limiti: con i miei capelli lunghissimi, quella giacca e una cassetta rock nel mio Sony chi poteva fermarmi?

Mio padre era così quando si trattava di mia madre, me o mia sorella: se poteva esaudire una nostra richiesta lo faceva. Subito.

Un’altra volta avevo detto che mi serviva un comodino più capiente. Bene, il giorno dopo avevo il comodino nuovo (bazzica tuttora per casa mia).

Lui era così: viveva per vederci sorridere ed è stato così fino all’ultimo giorno della sua vita troppo breve.

Mio padre amava viaggiare con qualsiasi mezzo: a piedi su e giù per le vette delle sue adorate Dolomiti, fino all’aereo che considerava un vero lusso.

Mi ricordo una volta in macchina insieme: a lui piaceva ascoltare la musica sempre. Appena erano uscite le autoradio con il lettore per le cassette ne aveva fatta installare una.

Così poteva ascoltarsi i suoi adorati Beethoven, Elvis e Papetti.

Ogni tanto ci concedeva di ascoltare una nostra cassetta mostrando indifferenza e una volta ne rimase nel lettore una dei Led Zeppelin. Sapete cosa mi disse?

“Mi è piaciuta la cassetta. Come si chiama questo complesso?”

Erano più le volte che mi sorprendeva di quelle che mi deludeva.

Era una persona buona e entusiasta, gran lavoratore, amava divertirsi e spendere bene i suoi soldi con e per la sua famiglia.

Gli piacevano le belle macchine e i bei vestiti e aveva capito che ogni tanto aveva bisogno di stare un po’ da solo tra le sue montagne per ricaricarsi ed essere sè stesso al meglio.

Cucinava, ci portava e ci veniva a prendere a scuola, insomma aiutava mia mamma, che lavorava tutto il giorno fuori casa, in ogni modo possibile. Certo, il fatto di lavorare in proprio era un vantaggio, ma considerato che era un uomo del 1930 era da ammirare.

Si è meritato tutto ciò che ha vissuto.

Oggi, che ho poco meno degli anni che aveva lui quando ci siamo dovuti salutare, mi rendo conto di quanto noi figli capiamo ben poco dei nostri genitori.

Si avvicina il periodo dell’anno in cui i ricordi si fanno più intensi e a volte tristi, ma quest’anno non voglio che sia così e voglio rendergli omaggio.

Perciò sai cosa ti dico papà? Indosserò la mia bella giacca con le frange, metterò su i Led Zeppelin e andrò  a bermi un birra alla tua salute.

Rock’n’roll!!!

 

 

X FACTOR – la mediocrità vestita di paillettes sotto i riflettori resta tale e ci abitua alla finzione ed alla ipocrisia

Troppo dura? Me la tiro troppo?

Allora permettetemi di farvi notare qualche piccolo dettaglio.

  1. Un paio di settimane fa abbiamo “festeggiato” la giornata contro la violenza sulle donne e tutti a pontificare  su come i messaggi sbagliati passino già fin dall’infanzia per non parlare poi dell’immagine della donna nei libri, nei film, nelle pubblicità, nei filmati musicali!
  2. Il “pacchetto” troppo bello  spesso nasconde un contenuto scarso.
  3. E’ tutto orchestrato alla perfezione.

Il secondo ed il terzo punto sono mie opinioni personali per cui può sicuramente valere il consiglio “Se non ti piace, non guardarlo”. Peccato che questo moto di rifiuto nei confronti della trasmissione mi sia venuto solo guardando un filmato della finale, incuriosita da un tifo delirante tra le mie conoscenze.

Ma passiamo al primo punto: sono sicura che vi domanderete cosa c’entra X Factor con il rispetto per le donne.

L’avete guardata bene l’ultima (credo) esibizione del gruppo che ha vinto? Le avete viste le ballerine?  Vestite di un’aderentissima tutina color carne fino alla testa con la bocca tappata da una stella?

Ma perchè? Cosa c’entra?

Forse non si è accorto nessuno perchè il gruppo era stratosferico e cantava una canzone fantastica?

Forse il momento era così coinvolgente a livello emotivo ed artistico che tutto il resto non contava?

Ma per piacere!!!!

Abbiamo trovato nuovo oppio per i popoli con fanatici a livelli tali che le religioni se li sognano!

E così passa tutto, va bene tutto. Tra fumi, laser e pubblico in delirio, chi vuoi che se ne accorga?

E non venite a dirmi che sono pesante, che ogni tanto la televisione può essere puro svago e leggerezza.

Piuttosto che guardare questi prodotti preconfezionati (continuiamo a sputare sull’America e poi ci gasiamo se riusciamo ad imitarla), mi sparo in eterno le repliche della signora in giallo, serie vecchia e superata, ma dove c’è più femminismo che in tante trasmissioni moderne dove sembra che la donna possa esprimere potere e controllo solo assumendo comportamenti maschili o allargando le gambe.

Tornate ad ascoltare la musica vera!

IRREQUIETEZZA

Leggo dappertutto frasi che sostengono l’importanza di una mente calma e serena per essere più produttivi.

Ma di che tipo di produttività stiamo parlando? Lavorativa, organizzativa, di gestione?

In realtà per me è il contrario. La produttività di questo tipo mi calma. Il dover organizzare e gestire mi placa.

Se vogliamo invece parlare di produttività creativa, di nuove idee è nella mia Irrequietezza che trovo terreno fertile.

Sì sì, proprio con la I maiuscola, perché per me è un dono, ora che ho imparato ad accettarla dopo una vita passata a sfuggirla e a cercare di calmarla.

E come ogni fuoco cercava in ogni modo di venire fuori: panico, ulcere, ansia, gastrite…

So per certo di essere circondata da tantissime persone che hanno fatto e fanno il mio stesso errore.

Ma perché ci facciamo questo?

Perché ci autocastriamo?

Per gente come noi andare sul sicuro è il dispetto, lo sgarbo più grande che ci possiamo fare.

E allora, voi che siete come me, ascoltatemi: non avete bisogno di calmarvi, avete bisogno di volare.

Dopo, forse, quando vi sarete ben stancati, potrete rilassarvi e col passare del tempo accettare ed amare completamente la persona che siete, con tutte le contraddizioni, tutti i pregi e tutti i difetti.

Non pensate di volervi bene solo perché vi curate esteriormente, state solo ingannando voi stessi.

 

LA DELUSIONE

Chissà perché questo sentimento viene citato poco, come se fosse di serie B.

Passata la fase del “Mi hai molto deluso”, frase prima o poi usata da ogni genitore nell’illusione di scuotere i propri figli e farli rinsavire chissà da quale atto malvagio, a nessuno interessa più parlare della delusione.

Eppure esiste e nel non considerarla più per quello che è, cioè una conseguenza, un passaggio, a volte anche uno stimolo, facciamo l’errore di ingigantirla facendola diventare un trauma o di sottovalutarla, lasciandole fare un lavoro di sottile usura alla nostra capacità di entusiasmarci e lanciarci in progetti senza pensare in anticipo che potrebbero non funzionare.

Spesso la delusione non segna neanche la fine di qualcosa, ma per motivi vari dobbiamo conviverci per un certo periodo.

Vi faccio un esempio: prenotate una vacanza ed arrivati sul posto rimanete delusi. Tutto ciò per cui avete pagato c’è, ma non vi piace. Per 15 giorni dovrete stare in un posto che non è come ve lo aspettavate. C’è chi inizia a lamentarsi, c’è che si impunta, pressione alle stelle e giugulare gonfia, per ottenere ciò che si aspettava, c’è addirittura chi rinuncia e se va.

Si perde così di vista l’obiettivo primario, fare vacanza. La delusione prende il sopravvento, diventa l’unica sensazione su cui ci concentriamo.

Un altro esempio: iniziate un lavoro che vi ha entusiasmato. Partite carichi, contenti e investite tutto il vostro ottimismo, ma dopo un po’ arriva la delusione: le cose non sono come ve le aspettavate, ma il lavoro c’è, ha diversi aspetti positivi e in quel momento i soldi vi fanno comodo.

Cosa fate? Portate a casa il malcontento? Incominciate a lamentarvi? Oppure decidete che è il momento di dar spazio ad altre novità nella vostra vita?

Se qualcosa che vi delude o vi ha deluso non può essere cambiata, l’energia negativa della delusione può essere abbondantemente controbilanciata dalle novità!

Possono essere piccole cose, come decidere di dedicare ad un’attività un momento diverso della giornata oppure riservare mezzora al giorno ad un passatempo che avete abbandonato.

Per esempio se passate le vostre serate davanti alla televisione, uscite a fare due passi, chiamate un amico e poi, che ne so, cucinate un dolce, leggete, fate i cruciverba!

Se continuate a fare ciò che avete sempre fatto, il vostro cervello non percepirà niente di nuovo ed inevitabilmente tornerà a rimuginare sempre sulle stesse cose.

La delusione può essere anche un’opportunità per eliminare dalla propria vita persone e situazioni che non ci fanno bene. Perché non approfittarne?

Non prendiamocela quindi con la delusione, non è una condizione così grave da farci star male, ma può essere un utile alleato per mettere a fuoco il punto in cui siamo!

SEX, BEING 50 AND CULTURAL BIAS

To be honest, I was very doubtful about writing an article on this topic. I already tried a few weeks ago and I did not like the outcome.

Although I consider myself a free thinker who even prides herself on not being influenced by anyone or anything, I must sadly admit that the legacy of centuries of taboos that we carry on our shoulders about sex is always there ready to pop up whenever we talk about it.

How do you talk about sex without talking about your personal experience? And do I really want to do it?

An activity which on paper is healthy, pleasant, natural, with no side effects, has become problematic, the subject of study, the source of neurosis.

We are surrounded by people who complain about it, because they do not do it, because they are too tired, because it is not as they would like it to be, because it lasts too little, because it lasts too long…

If you think about it, it is an inexplicable situation.

I recently read an article about the experience of an American couple who made love every day for a year. It was a normal couple, with a life similar to many of us. Work, home, children, holidays, activities, free time. After the birth of their second child, the woman felt tired, not fit and with little desire to take care of herself, but the few times she indulged in sex with her man she felt better and more beautiful.

Hence the idea, a little as if sex was a cure. The man was very happy with his woman’s proposal and the experiment began. The result: satisfaction, complicity, better self-esteem of both, which had a positive influence even in areas outside the couple, and the ability to deal with large and small problems of everyday life with lightness and ability to manage individual issues.

I can already hear the voices of those who are reading “Here she is, stating the obvious! Everyone knows that sex is good, develops endorphins, burns calories, promotes emotional intimacy of the couple … “and bla-bla-bla-bla with the typical language of women’s magazines. Heh heh, I know that you know, but if you don’t put this information into practice, what’s the good of it?

And here I come exactly to the turning point I was aiming to with this article. Do you know in what other area a lot of other deviant and distorted notions about sex are written?

When people talk about of women, let’s say from 45 years up?

They paint us as frigid hysterical prey to the hormonal storms of menopause or horny grandmas looking for the toy-boy or poor women forced to swallow massive doses of synthetic hormones to keep on being lovable and functional.

And when we experience on our skin some “symptom” (as if the physiological stages of life were a disease) and look for advice on how to feel better, we just find lists of all the troubles and inconveniences or even danger this phase of our lives entails.

And among these also various physical difficulties to have sex. What did you expect? You can’t have children anymore; do you think you can still enjoy sex? So how many women are influenced by these biases? So, the first hot flush turns into the anxiety of not knowing when the second will arrive and this signal will make you think you are getting old, no longer fertile, no longer attractive. More time will be given listening to pains and aches that are no different from those that you had until yesterday. And you begin to say things that sound alternately like this:

“Oh you know at this age …”

“I am 50 years, but I look better than many twentysomethings!”

“Even my mom started at this age with these problems …”

“Even if I start having a certain age, I will not let the years scare me!”

Don’t you see how you tie yourself to an eternal, absurd confrontation with age, this indefinite entity, because each of us is different.

This also affects sex, but your healthy and happy sexual life is not over, have fun and experience the fact that the more you do it the better you live! Fatigue, headaches, worries are just an excuse and you should just admit it to yourself.

Shake off all this cultural bias, sweep away all prejudices related to age and try to love yourself.

Suggest your man to make love every day, if not for a year, for a month, regardless of time, fatigue and commitments.

I bet you’ll be surprised!

IL SESSO, I 50 ANNI E IL CONDIZIONAMENTO CULTURALE

Se devo essere sincera, sono molto dubbiosa se imbarcarmi con un articolo su questo argomento. Ci ho già provato alcune settimane fa e non mi è riuscito molto bene.

Nonostante io mi ritenga una libera pensatrice che si vanta addirittura di non farsi condizionare da niente e nessuno, devo purtroppo ammettere che il retaggio di secoli di tabù che portiamo sulle spalle riguardo il sesso è sempre lì pronto a far capolino ogni volta che se ne parla.

Come si fa a parlare di sesso senza parlare della propria esperienza personale? E davvero mi sento di farlo?

Una attività che sulla carta è sana, piacevole, naturale, senza effetti collaterali è diventata, man mano che l’essere umano si è civilizzato, problematica, oggetto di studi, fonte di nevrosi.

Siamo circondati da persone che se ne lamentano, perché non lo fanno, perché sono troppo stanche, perché non è come vorrebbero, perché dura troppo poco, perché dura troppo…

Se ci pensate bene, è una situazione inspiegabile.

Recentemente ho letto un articolo che parlava dell’esperienza di una coppia americana che per un anno intero ha fatto l’amore ogni giorno. Era una coppia normale, con una vita simile a tanti di noi. Lavoro, casa, figli, vacanze, attività, tempo libero. Dopo la nascita del secondo figlio, la donna si sentiva stanca, poco in forma e con poca voglia di prendersi cura di sé stessa, però quelle poche volte che si lasciava andare al sesso con il suo uomo si sentiva meglio e più bella.

Da qui l’idea, un po’ come se il sesso fosse una cura, di movimentarsi un po’ la vita. L’uomo è stato molto contento della proposta della sua compagna e così è iniziato l’esperimento.

Il risultato: soddisfazione, complicità, migliore autostima di entrambi, che ha avuto ripercussioni positive anche in ambiti esterni alla coppia, e capacità di affrontare i piccoli e grandi problemi della quotidianità con maggior leggerezza e capacità di gestire, circoscrivendole, le singole questioni.

Le sento già le voci di chi sta leggendo “Eccola, ha fatto la scoperta dell’acqua calda! Lo sanno tutti che il sesso fa bene, sviluppa endorfine, brucia calorie, favorisce l’intimità emotiva della coppia…” e bla-bla-bla-bla con il tipico linguaggio da rivistucola femminile. Eh eh, lo so che lo sapete, ma se poi non mettete in pratica queste informazioni, a cosa vi servono?

E a questo punto ecco la svolta a cui volevo arrivare con questo articolo. Sapete in quale altro ambito vengono scritte un sacco di altre nozioni devianti e falsate riguardo al sesso?

Quando si parla delle donne. Diciamo dai 45 anni in su?

Ci dipingono come frigide isteriche in preda alle tempeste ormonali della menopausa oppure assatanate alla ricerca del toy-boy oppure poverette obbligate ad imbottirci di ormoni sintetici per mantenerci amabili e funzionanti.

E quando sperimentiamo sulla nostra pelle qualche “sintomo” (come se le fasi fisiologiche della vita fossero una malattia) e cerchiamo com’è giusto di sentirci meglio, quello che riusciamo a trovare sono solo informazioni di tutti i disagi e fastidi se non addirittura pericolo che questa fase della nostra vita comporta.

E tra queste anche varie difficoltà fisiche ad avere rapporti sessuali. Eh certo cara donna, dal momento che non fai più figli, non vorrai mica continuare a godertela. E così quante donne si fanno condizionare da questo malessere “imposto”? Così la prima vampata si trasforma nell’ansia dell’attesa della seconda, nell’ansia di non sapere quando arriverà e questo segnale vi farà pensare che state diventando vecchie, non più fertili, non più attraenti. Date allora più ascolto a doloretti ed acciacchi che non sono diversi da quelli che avevate fino a ieri. E incominciate a dire frasi che suonano alternativamente così:

“Eh sai com’è a quest’età…”

“Avrò anche 50 anni, ma sono meglio di tante ventenni di oggi!”

“Anche mia mamma ha cominciato a quest’età con questi problemi…”

“Anche se inizio ad avere i miei annetti, non mi faccio certo spaventare!”

Non vi accorgete di quanto legate voi stesse ad un eterno confronto con l’età, questa entità indefinita, perché ognuno di noi è diverso.

Questo riguarda anche il sesso. Non è finita la possibilità di viverlo bene, divertendovi e provando a sperimentare di persona il fatto che più si fa e meglio si vive. La stanchezza, il mal di testa, le preoccupazioni sono solo una scusa e dovete solo ammetterlo con voi stesse.

Scrollatevi di dosso tutto questo condizionamento culturale, spazzate via ogni preconcetto legato all’età e provate a volervi davvero bene.

Proponete al vostro uomo non dico un anno, ma un mese di sesso tutti i giorni, indipendentemente dall’ora, dalla stanchezza e dagli impegni. Poi fate le vostre valutazioni!

Buon divertimento!

La festa del Ringraziamento e la gratitudine

Il periodo si avvicina e io vi ripropongo questo articolo…

stillrocking

Nel corso degli ultimi 60 anni, se non di più, le culture europee e americane si sono mescolate in tanti ambiti, in uno scambio letterario, artistico, scientifico e sociale di grande impatto anche sul nostro quotidiano.

Gli europei sono orgogliosi delle loro radici culturali che risalgono alle più antiche civiltà, ma gli americani sono altrettanto orgogliosi della loro storia.

Mi è spesso capitato di sentir dire che l’America non ha in realtà una sua storia, io penso che noi europei abbiamo dormito sugli allori di un passato sì glorioso, ma che risale a troppo tempo fa per giustificare il nostro orgoglio. Punti di vista.

E’ da poco passato il 31 ottobre, festa di Halloween, e come ogni anno ho sentito osservazioni, se non lamentale, da più parti che non ha senso festeggiare questa ricorrenza, che per noi non significa niente, che è una festa inventata dagli americani.

Indipendentemente dal fatto…

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